Un percorso a 10 tappe per la bandiera americana

Stars & Stripes, Old Glory, Star-Spangled Banner… diversi sono i nomi attribuiti alla bandiera degli Stati Uniti, e numerose sono le tappe che ne descrivono la storia. Per ricordare il 4 aprile, bicentenario dal terzo e ultimo Flag Act, abbiamo selezionato 10 punti, un brevissimo percorso tra importanti fatti storici e piccole curiosità.


Ancora un po’ di Inghilterra

Prima del famoso 4 luglio 1776 (o del meno famoso 2 luglio, giorno in cui venne effettivamente firmata la Dichiarazione di Indipendenza), la separazione delle tredici colonie dalla corona inglese non era l’unica risposta possibile al malcontento che già da qualche decennio serpeggiava in territorio americano. Alcuni rappresentanti delle colonie al Continental Congress di Philadelphia speravano infatti che i rapporti con la madrepatria sarebbero stati in qualche modo ricuciti. La bandiera che venne usata quel 4 luglio, la prima bandiera degli Stati Uniti d’America, nota successivamente come Grand Union Flag, aveva dunque ancora un po’ di Inghilterra. Le strisce c’erano, ma al posto delle tredici stelle — che avrebbero poi rappresentato le tredici colonie — c’era la Union Jack inglese (senza però la croce di San Patrizio). L’esercito continentale di George Washington avrebbe tuttavia portato sul campo di battaglia numerosi, vari vessilli, spesso specifici della regione di provenienza delle truppe.

La Grand Union Flag
La Grand Union Flag

“...una nuova costellazione”

Secondo quella che ormai sembra da considerarsi solo una leggenda, George Washington nel giugno del 1776 entra in casa di Betsy Ross, una produttrice di bandiere per la marina della Pennsylvania, con in mano un progetto per un nuovo vessillo. La bandiera avrebbe dovuto avere tredici strisce bianche e rosse, come la Grand Union Flag, ma in alto a sinistra, al posto della bandiera inglese, doveva esserci “una nuova costellazione” di tredici stelle bianche a sei punte in campo blu. Betsy Ross propone di modificare il progetto prevedendo stelle a cinque punte, anziché sei, perché più facili da creare. Nel giro di poco nasce una nuova bandiera, priva di riferimenti inglesi e pronta a simboleggiare la separazione delle tredici colonie dalla madrepatria.

Questa storia, molto probabilmente falsa o romanzata, venne raccontata dal nipote di Betsy Ross quasi cento anni dopo il leggendario evento. Nel momento in cui gli Stati Uniti dichiararono la propria indipendenza la bandiera era infatti ancora la Grand Union, mentre fu con un atto del Continental Congress del 14 giugno 1777 che il nuovo vessillo fu effettivamente creato.

Si stabilisce che la bandiera dei tredici Stati Uniti sia tredici strisce, rosse e bianche alternate; che l’unione sia tredici stelle, bianche in campo blu, a rappresentare una nuova costellazione.

La storia ebbe successo soprattutto perché raccontata quando già si pensava alle celebrazioni per il centenario della Repubblica. Vedere George Washington, il Padre della Patria, occuparsi personalmente della bandiera, e una ragazza qualunque di Philadelphia contribuire alla creazione di quello che doveva diventare il simbolo della nuova nazione, è infatti molto più poetico di un atto del Congress. Oggi la casa di Betsy Ross, nel centro storico di Philadelphia, è un museo dedicato alla prima bandiera.

Betsy Ross mostra come sia più facile ritagliare una stella a cinque punte
Betsy Ross mostra come sia più facile ritagliare una stella a cinque punte (Library of Congress)

Rosse, bianche… e blu?

Se oggi condividiamo un’immagine con un click, ai tempi della Guerra di Indipendenza poteva capitare che nel descriverla venissero generati fraintendimenti. Persino Benjamin Franklin e John Adams si resero artefici di un simile errore.

Avendo avuto notizia che il Re delle Due Sicilie aveva aperto i porti del regno alle navi che battevano bandiera americana, i due Founding Fathers si apprestano a descrivere la bandiera all’ambasciatore americano a Napoli. Da Passy, alle porte di Parigi, Franklin e Adams ne tracciano gli estremi, e quando si tratta di descrivere le tredici strisce fanno sapere che queste devono essere alternate con i colori rosso, bianco e blu.

È con piacere che comunichiamo a vostra eccellenza che la bandiera degli Stati Uniti consiste di tredici strisce, alternativamente rosse, bianche e blu. Un piccolo rettangolo all’angolo superiore, accanto all’asta, consiste in un campo blu con tredici stelle bianche, a rappresentare una nuova costellazione.

La bandiera descritta da Benjamin Franklin e John Adams, poi chiamata Serapis Flag
La bandiera descritta da Benjamin Franklin e John Adams, poi chiamata Serapis Flag

Fortunatamente non sembrano esserci stati incidenti nei porti italiani.

La stessa descrizione (o una simile) giunge circa un anno dopo anche alle orecchie di John Paul Jones, capitano della nave americana Bonhomme Richard. Jones conquista la nave inglese HMS Serapis, ma nel corso della battaglia la Bonhomme Richard affonda. Come capitano della Serapis, Jones si trova dunque costretto a creare una nuova bandiera basandosi proprio sulla descrizione che includeva il blu fra le strisce. La bandiera venne poi registrata dalle autorità portuali olandesi (è in Olanda che Jones attracca) con il nome di Serapis, da quello della nave. Questa bandiera è ancora oggi raffigurata sullo stemma della nave intitolata al capitano della Guerra di Indipendenza, la USS John Paul Jones.


“...che la nostra bandiera era ancora lì”

Nel corso dei primi anni della Repubblica entrarono a far parte dell’Unione due nuovi stati: Vermont (1791), che già nel 1777 si era staccato da New York e durante la Guerra di Indipendenza si era tenuto fuori, e Kentucky (1792), formatosi da parte del territorio della Virginia. Per rappresentare i due nuovi stati sulla bandiera, nel 1794 venne promulgato un nuovo Flag Act, il secondo dopo quello del 1777. La bandiera avrebbe dovuto avere quindici stelle, una per stato, e quindici strisce.

Questa è l’unica bandiera americana a non aver avuto tredici strisce. Il fatto curioso potrebbe finire qui, se non fosse che un particolare episodio della guerra con l’Inghilterra del 1812-1815 rese questa bandiera una tra le più celebrate e famose.

Il 13 settembre 1814, durante la battaglia di Fort McHenry, nei pressi di Baltimore, Maryland, la flotta inglese circonda il forte americano e comincia a bombardarlo. Per venticinque ore il forte resiste alla pioggia dei “razzi, alle bombe che esplodono in aria”. La mattina del 14 settembre al suo interno viene innalzata una bandiera di 9 metri per 12, cucita un anno prima da Mary Young Pickersgill, la cui casa a Baltimore è oggi un museo. Gli uomini della flotta inglese avevano l’ordine di non proseguire con l’attacco a meno che non fossero stati sicuri che il forte aveva meno di 2000 uomini a difenderlo. La vista della bandiera, insolentemente in bella mostra, non è incoraggiante. Gli inglesi si ritirano. Stelle e Strisce (quindici stelle e quindici strisce) vengono viste anche dal poeta americano Francis Scott Key, che si trovava a bordo di una nave inglese. Ispirato dalla vittoria e dal modo in cui i suoi compatrioti avevano fronteggiato l’attacco dall’interno del forte, Scott Key decide di scrivere una poesia. Sarà il testo dell’inno americano, The Star Spangled Banner, che tuttavia solo nel 1931 sarà decretato inno ufficiale.

Il manoscritto di Francis Scott Key
Il manoscritto di Francis Scott Key (Library of Congress)

Land of the free

L’usanza americana di esporre la bandiera davanti a casa e lungo le strade prende piede a partire dalla Guerra Civile. Fino a quel momento la bandiera era considerata principalmente un simbolo dell’esercito e della marina.

Il 12 aprile 1861 i confederati bombardano Fort Sumter, in South Carolina, dando così inizio alla guerra che avrebbe visto fronteggiarsi per quattro sanguinosi anni Nord e Sud. Proprio per dimostrare la propria fede nell’Unione e nella causa nordista, numerosi cittadini espongono per la prima volta la bandiera alle finestre, di fronte alle case e in ogni angolo pubblico a disposizione. Nelle città principali ogni negozio, ogni ufficio ha Stelle e Strisce bene in vista. La bandiera di Fort Sumter, recuperata dal maggiore Robert Anderson, viene esposta in molte città del Nord. A New York, 100.000 persone si radunano a Union Square per osservarla mentre viene posta sulla statua di George Washington. Per la bandiera inizia un vero e proprio tour, che ha l’obiettivo di raccogliere fondi a supporto della causa unionista.

La folla radunata a Union Square, New York
La folla radunata a Union Square, New York (Library of Congress)

Le nuove tecniche consentono ora una produzione di massa, ma nonostante ciò si fatica a soddisfare la domanda di Stelle e Strisce.

Nel corso della guerra molti soldati vennero insigniti della Medal of Honor (riconoscimento istituito proprio in questi anni, precisamente nel 1862) per atti di eroismo nel recuperare o proteggere la bandiera.

Circa 140 anni dopo gli americani si sarebbero nuovamente stretti attorno alla propria bandiera. Dopo gli attacchi dell’11 settembre ci fu un effetto analogo a quello che si ebbe con lo scoppio della Guerra Civile, con un proliferare di bandiere su edifici pubblici e privati. Una immagine particolarmente iconica di New York è quella della gigantesca bandiera che si trova spesso esposta sulla facciata dell’edificio della borsa di Wall Street.


“...una cosa pacchiana”

Il 6 marzo 1861, gli uomini dell’esercito americano a Fort Sumter, assediati dalle truppe secessioniste che di lì a poco avrebbero dato inizio alla Guerra Civile, vedono una bandiera sventolare sulla città di Charleston. Inizialmente pensano che si tratti della bandiera degli Stati Uniti ma, esaminandola meglio, scoprono che le stelle sono troppo poche e soprattutto che non ha tredici strisce ma soltanto tre. È la prima bandiera confederata.

Anche Leander Stillwell ne La Guerra Civile americana nelle memorie di un soldato comune ci racconta della prima volta, durante la battaglia di Shiloh del 6-7 aprile 1862, in cui vede quel vessillo tanto detestato dai soldati dell’Unione:

Vidi anche qualcos’altro, che mi diede i brividi. Era un tipo di bandiera che non avevo mai visto prima, una cosa pacchiana, a barre rosse. Mi resi conto in un attimo che quell’affare era la bandiera dei ribelli. Si trovava a non più di sessanta iarde sulla destra. Il fumo intorno era basso e denso e mi impedì di vedere l’uomo che la portava, ma vidi chiaramente il vessillo.

Ma era una bandiera difficile da riconoscere: durante la concitazione della battaglia o a una certa distanza poteva infatti essere confusa con quella dell’Unione, proprio come era capitato inizialmente al maggiore Robert Anderson durante l’assedio di Fort Sumter. I confederati decidono dunque di modificarla.

Le tre bandiere ufficiali della confederazione
Le tre bandiere ufficiali della confederazione. La prima fu in uso dal 1861 al 1863. La seconda (1863-1865) e la terza (in uso per poco tempo) riportavano lo stemma dell’Armata della Virginia Settentrionale, ma solo nel cantone

Sarà tuttavia lo stemma dell’Armata della Virginia Settentrionale di Robert E. Lee (Army of Northern Virginia Battle Flag, le barre diagonali blu contenenti le stelle in campo rosso) a costituire da solo, anche se mai ufficializzato, la bandiera confederata più famosa, di cui ancora oggi tanto si parla.

Un’altra bandiera confederata famosa è la Bonnie Blue Flag, celebrata nell’omonima canzone scritta dal musicista irlandese Harry McCarthy. In Via col vento Rhett Butler sceglie come nome per la figlia proprio Bonnie Blue.

Curvandosi sulla bambina Rhett aveva detto: “Avrà gli occhi verde pisello”.

“Ma certo che no” esclamò Melanie indignata, dimenticando che gli occhi di Scarlett erano più o meno di quel colore. “Avrà gli occhi blu, come quelli di Mr. O’Hara. Blu come quelli della bonnie blue flag”.

“Bonnie Blue Butler” disse Rhett con una risata. Poi prese la bambina dalle braccia di lei e le scrutò gli occhi ancor più da vicino. E Bonnie fu…

Rifiutando di accettare la secessione proclamata dagli stati del Sud, il governo centrale non smise mai di rappresentare sulla bandiera questi stati e le loro rispettive stelle.


14 giugno, Flag Day

Nel 1916, circa un anno prima che gli Stati Uniti entrassero nella Prima Guerra Mondiale, il presidente Woodrow Wilson decide di stabilire una festa per onorare la bandiera, Flag Day. Fu scelta la data del 14 giugno, in memoria di quel 14 giugno 1777 in cui il Continental Congress per la prima volta descrisse e ufficializzò la bandiera.

Tuttavia, Wilson non fu il primo a proporre una simile ricorrenza. Già nel 1861, proprio mentre - come abbiamo visto - l’entusiasmo per la bandiera non mancava, Charles Dudley Warner, dell’Evening Press di Hartford, Connecticut, si era espresso a favore di una festa istituzionale. La cosa non decollò subito. Il punto di svolta arrivò invece grazie a un insegnante del Wisconsin, B. J. Cigrand, che nel 1885 celebrò la festa della bandiera insieme ai suoi alunni. Cigrand viaggiò poi in lungo e in largo, scrisse articoli su numerosi giornali, e persino libri, con il proposito di diffondere la festa in tutta la nazione. Presso la casa di Betsy Ross il 14 giugno 1891 venne organizzato un evento per celebrare la bandiera, e nel corso degli anni sempre più governatori, sindaci e congressmen si fecero promotori di una sua istituzionalizzazione. A Cigrand, più che a Wilson, va dunque il merito. La festa istituita da Wilson sarebbe poi divenuta una vera e propria ricorrenza solo con un atto del Congress del 1949. In ogni caso, non si tratta di una festa federale. Uffici pubblici e musei sono dunque per la maggior parte aperti, e presso alcuni siti, come la casa di Betsy Ross o l’aula restaurata di B. J. Cigrand in Wisconsin, hanno luogo eventi celebrativi.


Flags of Our Fathers

Il 18 febbraio 1945 gli americani sbarcano a Iwo Jima, un’isola del pacifico di origine vulcanica considerata strategicamente importante come base per i caccia di scorta ai bombardieri. Pochi giorni dopo lo sbarco, il 23 febbraio,  viene inviato un plotone di marines comandato dal tenente Schrier a occupare il vulcano dormiente che sovrasta l’isola, il monte Suribachi. Il plotone raggiunge la cima intorno alle 10:20 di mattina e, una volta lì, alcuni marines decidono di innalzare su un tubo per l’acqua abbandonato dai giapponesi una bandiera presa dalla USS Missoula. Dalla spiaggia arrivano grida di gioia a quella vista, un toccasana per il morale dei tanti marines impegnati nella conquista dell’isola. Nonostante gli americani avessero infatti le postazioni chiave, e una flotta poco distante pronta a bombardare, i giapponesi non si erano certo arresi. Avrebbero condotto i combattimenti da bunker sotterranei e grotte scavate nella roccia ancora per un altro mese, fino al 26 marzo.

La questione della bandiera cattura l’attenzione anche del Segretario della Marina James Forrestal, presente a Iwo Jima. Forrestal vuole avere il vessillo alzato dai marines come souvenir, ma il comandante del 2° Battaglione, Chandler Johnson, ritiene che questo appartenga ai marines e invia subito una seconda squadra a recuperarlo e a sostituirlo (già che ci sono, con uno più grande). Con il gruppo viaggia anche un fotografo, Joe Rosenthal. Una volta in cima, Rosenthal comincia a impilare rocce per avere un punto di vista migliore da cui fotografare.

Con la coda dell’occhio avevo visto che gli uomini avevano iniziato ad alzare la bandiera. Ho ruotato la macchina fotografica e ho scattato. È così che ho fatto la foto, e quando fotografi in questo modo non vai poi in giro a vantarti di aver fatto chissà che opera. Non hai idea di come verrà fuori.

Ma la foto di Rosenthal è subito un successo. Anche il presidente Franklin D. Roosevelt nel vederla prova una grande ammirazione, e chiede che al termine della battaglia gli uomini coinvolti nell’operazione della bandiera vengano subito identificati, riportati a casa e invitati a partecipare alla settima raccolta fondi a favore della guerra.

Ma solo tre di loro si salvano, gli altri rimangono uccisi in battaglia, e dubbi circa l’identità di alcuni degli uomini coinvolti nell’episodio perdurano fino ai giorni nostri. La raccolta fondi ha comunque luogo. Con proventi per 26,3 miliardi di dollari, il doppio dell’obiettivo stabilito, è un enorme successo.

La foto, una delle più iconiche della Seconda Guerra Mondiale, viene riprodotta anche nel monumento dedicato ai marines del 1954, il Marine Corps War Memorial di Arlington. Flags of Our Fathers, di Clint Eastwood, narra degli eventi legati alla bandiera del monte Suribachi e della successiva raccolta fondi.

Sia la prima che la seconda bandiera sono oggi custodite presso il National Museum of the Marine Corps, a Quantico, Virginia.

Il monumento dedicato ai marines realizzato sulla base della foto scattata da Joe Rosenthal
Il monumento dedicato ai marines realizzato sulla base della foto scattata da Joe Rosenthal

Il nostro vessillo nel cielo

All’inizio della Guerra Civile, quando, come detto, viene manifestato grande entusiasmo nei confronti della bandiera, Frederic Church, un raffinato pittore paesaggista, dipinge il quadro Our Banner in the Sky. Il tramonto con le nuvole crea le strisce, e attraverso uno squarcio si intravede il cielo limpido e blu con le stelle. La bandiera immaginaria sventola grazie a un albero morto che funge da asta, sopra il quale, a completare il simbolismo, c’è un’aquila in volo.

L’Unione sembrava avere dalla propria parte gli stessi elementi naturali e divini, aspetto che rese il dipinto estremamente celebre e in vari modi riprodotto (stampe, litografie, ecc.)

Our Banner in the Sky, di Frederic Church
Our Banner in the Sky, di Frederic Church

La bandiera americana ha un forte impatto iconografico, che nel tempo l’arte non ha certo potuto ignorare. Con la pop art gli oggetti comuni sono sempre più rappresentati. Un pioniere di questa corrente è Jasper Johns, che nel 1954 dipinge il celeberrimo Flag, il primo di una serie di oltre quaranta dipinti che hanno come protagonista la bandiera.


50 stelle

Dal 1794 (anno del secondo Flag Act), ora della fine del 1817 erano entrati nell’Unione altri nuovi stati: Tennessee, Ohio, Louisiana, Indiana e Mississippi. Gli stati ora sono venti. La bandiera in vigore era ancora quella che aveva sventolato su Fort McHenry qualche anno prima, i nuovi stati non erano rappresentati su di essa. Proprio per questo, il 4 aprile 1818, esattamente duecento anni fa, il Congress fa passare il terzo (e a oggi ultimo) Flag Act. La bandiera avrebbe dovuto avere un numero di stelle uguale al numero di stati presenti nell’Unione. La stella corrispondente a ciascun nuovo stato sarebbe stata aggiunta il 4 luglio successivo all’entrata dello stesso stato nell’Unione. Se l’Idaho, ammesso il 3 luglio 1890, dovette dunque aspettare solo un giorno per vedere la sua stella sulla bandiera, il Wyoming, entrato il 10 luglio dello stesso anno, dovette attendere quasi un anno. Ma, oltre a decidere sul numero di stelle e quando aggiungerle, il Flag Act si esprime anche sul numero di strisce, che torna a essere di tredici, non più quindici. Questa legge è in vigore ancora oggi, e una modifica alla bandiera ci sembrerebbe comunque alquanto strana. La bandiera con cinquanta stelle è infatti quella in uso per un tempo più lungo nella storia degli Stati Uniti: essendo le Hawaii entrate a far parte dell’Unione il 21 agosto 1959, sventola - sul suolo degli Stati Uniti e non solo - ben dal 4 luglio 1960.


Bibliografia

Goodheart, Adam, 1861: The Civil War Awakening, Vintage Books, 2011.

Kagan, Neil e Hyslop, Stephen G., a c. di, Smithsonian Civil War: Inside the National Collection, Smithsonian Books, 2013.

«USFlag.org: A website dedicated to the Flag of the United States of America», http://www.usflag.org/index.html.

Ross, Ashley, «The Surprising True History Behind Flag Day», Time, 14 giugno 2016, http://time.com/4365243/what-is-flag-day/.

Clifford, James, «Battles That Saved America: North Point and Baltimore 1814 - The Campaign for the National Museum of the United States Army», 16 luglio 2014, https://armyhistory.org/battles-that-saved-america-north-point-and-baltimore-1814/.